Autore: Gabriele

  • PARTE 2 –

    SCELTA DEGLI ESERCIZI

    È vero che l’ipertrofia è il risultato di un adattamento indipendentemente dall’esercizio svolto, ma è pur vero che esistono dei principi di base a cui tutti noi siamo vincolati.

    LO SPOSTAMENTO DEL CENTRO DI MASSA (BARICENTRO) NELLO SPAZIO
    È il modo fisiologico di muoverci in avanti, indietro, in basso e in alto.

    Vi faccio un esempio: quante volte, nell’arco della vostra giornata, eseguite una leg extension rispetto a un’accosciata? Quante volte eseguite delle croci, a differenza di frenare un’eventuale caduta con un piegamento sulle braccia (la panca è comunque un surrogato)? Senza contare le volte in cui vi abbassate per raccogliere oggetti più o meno pesanti (stacco).

    Questo è un principio imprescindibile per tutti gli esseri viventi del nostro pianeta. Ecco perché stacco, squat, affondi, piegamenti (panca, anche se un surrogato), trazioni e spinte in verticale sono gli esercizi che rispecchiano questo concetto, poiché coinvolgono dinamiche complesse, tra cui l’utilizzo di un gran numero di unità motorie e schemi motori che altri esercizi non possono offrire.

    Inutile dire che, ovviamente, bisogna investire tempo e costanza, oltre a una certa frequenza, per imparare bene le esecuzioni e acquisire consapevolezza nei movimenti nello spazio.
    Certo, inizialmente non si vedranno chissà quali risultati, ma sappiate che state costruendo le basi, le fondamenta su cui poggerà un futuro di costanti aumenti di forza e massa, oltre che di benessere psicofisico.

    Questo concetto ha senso per chi intende allenarsi per tutta la vita o, perlomeno, per periodi molto lunghi, avendo una vera passione per ciò che fa.
    Ricordate che, fino a prova contraria, si è dimostrato che questo è lo sport che offre i maggiori benefici fisici complessivi, a patto di avere padronanza delle tecniche, per evitare infortuni che rallenterebbero o addirittura interromperebbero gli allenamenti (cosa tipica di ogni sport).


    DIFFERENZA TRA GLI ESERCIZI

    Negli esercizi a catena cinetica chiusa, fondamentali come quelli sopra elencati, oggi vengono inseriti anche hip thrust, leg press dinamiche, dips, ecc.
    Il principio è che il pavimento o un punto d’appoggio fanno la differenza rispetto agli esercizi a catena cinetica aperta (es. piegamenti sulle braccia vs chest press).

    Spendiamo un po’ di tempo per spiegare queste deduzioni logiche, basate su 30 anni di esperienza nel settore.

    Lo stacco lo considero il re degli esercizi, in quanto gesto primario, perché ogni oggetto si trova a terra e dobbiamo necessariamente abbassarci per raccoglierlo.
    Lo squat, invece, potrebbe essere considerato un complementare, poiché la posizione del bilanciere, più distale rispetto al pavimento, fornirà un grande stimolo ai muscoli lombari in particolare (addome, trasverso e obliqui non sono da meno) e un’azione più dominante sui muscoli della coscia, che permetterà nel tempo di sviluppare più forza e stabilità per staccare un carico maggiore.

    Abbiamo poi rematori, trazioni, good morning, plank, iperestensioni, tutti esercizi che puntano al rinforzo dei cosiddetti anelli deboli.

    Se seguite il ragionamento, ogni esercizio che svolgete si riconduce sempre al gesto primario, e questo porta a un concetto fondamentale: sinergia, sinergia e sinergia.
    Dimenticavo… sinergia.

    I miei allievi, quando eseguono una distensione su panca, il giorno successivo avvertono dolori al dorsale, al retto femorale e al busto nel suo insieme.
    Si evince quindi che pensare al singolo muscolo è errato: anche con gli esercizi di isolamento monoarticolari, non sarà mai possibile allenare un solo muscolo senza coinvolgere altri comparti.


    I MACCHINARI

    Oggi pare che chi usa le macchine sia considerato un bodybuilder, ma non è proprio così.

    Negli ultimi anni, i macchinari sono stati introdotti anche nel powerlifting come supporto o complemento. Questo ha portato un’innovazione, permettendo di lavorare sui muscoli che, durante lo svolgimento dei tre big, evidenziano difetti tecnici generati da una debolezza muscolare, chiamata sticking point (a me piace chiamarlo punto critico).

    Questo limite si evidenzia in una prova dei massimali (non necessariamente in gara), e si possono quindi attuare strategie con esercizi specifici, macchine comprese, per colmare le carenze e migliorare la prova successiva.


    I MASSIMALI

    Molti, anzi quasi tutti, non prendono in considerazione la prova dei massimali.
    Grave errore.

    Ormai, nelle palestre, grazie a questi presunti coach, si tende quasi sempre ad andare a cedimento, pensando che sia la strada migliore per ottenere risultati. Nulla di più sbagliato.

    Bisogna saper gestire:

    • L’intensità relativa, teorica e recuperabile
    • Il volume di lavoro
    • Lo stress neurale
    • L’analisi del movimento dell’allievo con date percentuali di carico

    Questo permette di capire cosa fare la settimana successiva per migliorare nel tempo.

    Per allenarsi in modo produttivo, è necessario spostare carichi tra il 70% e l’85% del proprio massimale. Se non provate i massimali, come fate a capire se vi state sotto-allenando o sovrallenando?


    GLI ALLENATORI

    Oggi si considera un personal trainer bravo se ti fa uscire dalla palestra demolito e gonfio.
    Diffidate della maggior parte di loro.

    Non sanno di cosa parlano né di ciò che fanno.

    Il singolo allenamento è una unità in un contesto molto più ampio, e portarsi al limite troppo spesso può compromettere i progressi successivi.
    Ovviamente, bisogna arrivare al limite, ma 5-10 volte l’anno, non tutte le settimane.

    Non prendete spunto dai dopati. Per loro è tutta un’altra storia.

    Sui social vediamo spesso foto di persone che postano i loro “progressi”, ma il più delle volte sono semplicemente il risultato di più o meno grasso rispetto all’anno precedente.

    Migliorare non significa solo apparire più estetici: significa essere più forti piu`bravi e quindi più grossi.
    L’unico parametro valutativo è la forza: se siete più forti, sarete più grossi.

    NELLA PARTE 3 MECCANISMI DI CRESCITA

  • PARTE 1

    LA GRANDE CONFUSIONE

    Nell’immaginario collettivo dell’allenamento con i pesi, e non del fitness, l’avvento dei social ha creato una grande confusione, rendendo il tutto più complicato al fine di creare figure “professionali” che tali non sono.

    PARTIAMO DALLE BASI

    Ad oggi, la maggior parte dei “coach” fa una netta distinzione tra l’allenamento della forza e il cosiddetto bodybuilding, cosa che, in verità, non è così diversa da come si vuol far credere.

    È vero che tra il powerlifting e il bodybuilding vi è una differenza, ma non così marcata come descritto da alcuni.

    Partendo dal presupposto che, per spostare una massa, devo applicare una forza, si evince che la forza è sempre la prima componente applicata. La conseguenza è lo sviluppo dell’ipertrofia, oltre che della forza stessa.

    L’ipertrofia è una delle componenti più importanti dell’allenamento della forza e viene spesso riassunta in tre fasi: estensiva, intensiva e taper.

    Nella prima fase, oltre ad accumulare fatica con volumi abbastanza alti e intensità medio-basse, si mira anche a migliorare la tecnica sia sugli esercizi fondamentali sia su quelli complementari.

    Ricordate che più spesso eseguite gli esercizi, più abili diventerete, e quindi più forti, sviluppando di conseguenza anche ipertrofia.

    Nella seconda fase, il volume si abbassa a favore dell’intensità, e qui la crescita sarà assicurata.

    Nell’ultima fase, il volume si riduce ulteriormente a favore dell’intensità, per poi testare i propri massimali.

    A condizione che il programma sia stato strutturato correttamente in base alle esigenze del soggetto, ci sarà molto probabilmente un riscontro positivo.

    Terminato il ciclo (minimo 8, massimo 14 settimane circa), il tutto si ripete per circa quattro volte l’anno, eventualmente variando gli esercizi complementari in funzione dei difetti tecnici riscontrati durante le alzate e, ovviamente, con nuovi massimali e stimoli sempre maggiori.

    PERCHÉ LA FORZA?

    È impensabile che un muscolo, sollecitato da carichi sempre maggiori, rimanga delle stesse dimensioni. Pensate al fatto che, durante il vostro percorso, istintivamente aumentate i carichi perché non ricevete più stimolo dallo stesso.

    Applicate quindi tutti voi un sistema di sovraccarico progressivo nel tempo.

    GROSSI O GONFI?

    Esistono fondamentalmente due modi per essere “grossi”:

    • Il cosiddetto allenamento miofibrillare
    • L’allenamento sarcoplasmatico

    Il primo si basa sulla creazione di ponti tra l’actina e la miosina, le due proteine responsabili della contrazione muscolare (ovviamente semplificata come definizione per la comprensione di tutti).

    Questo metodo ha lo scopo di creare la cosiddetta ipertrofia funzionale, atta quindi allo spostamento del carico. Si ottiene con volumi di lavoro non troppo elevati ma con un’intensità mediamente alta.

    Il secondo ha uno scopo prevalentemente estetico: permette ai muscoli di trattenere glicogeno e acqua, secondo l’equazione che 1 grammo di glicogeno trattiene 3 grammi d’acqua. Questo fa apparire più “gonfi”.

    È una metodologia che può essere presa in considerazione prima di una gara per enfatizzare i gruppi carenti o, più semplicemente, per andare in spiaggia apparendo più “grossi”.


    NELLA PARTE 2 PARLEREMO DEL PERCHÉ DELLA SCELTA DI ALCUNI ESERCIZI.